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Le 7 cose che ho capito sull’hennè e i prodotti che uso
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Le 7 cose che ho capito sull’hennè e i prodotti che uso

Oggi parliamo di capelli. Così, a grandi linee, giusto per introdurre l’argomento.
Una chiacchierata fra amici.

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Sono portatrice sana di capelli ricci, molto ricci. E anche molto secchi, crespi, e con diversi livelli di texturizzazione. Che sicuramente è una parola appena coniata da me.
Senza contare che, purtroppo, c’è più di qualche grigio da coprire. Non aprirò la parentesi su age shaming e hair color shaming altrimenti non finiamo mai.

Cosa facevo prima e cosa mi ha portata dove sono adesso?
Innanzitutto quando ero più piccola odiavo i miei ricci, come il 99% delle persone che nasce con un determinato tipo di capelli e lo schifa fin quando non scatta la molla nel cervello.
Per questo non ho mai prestato troppa attenzione a come li trattavo, probabilmente. E quindi giù di tinte chimiche perché cambiare colore è bello, e poi vai di trecce, code, codine, mezze code, phon, piastra, meches… qualsiasi cosa!

Un bel giorno, fortunatamente, mi sono stancata.
Ero stufa della ricrescita troppo netta (ho un castano scuro di base, ma mi tingevo spesso di nero), di sentire i capelli più stopposi di prima, di vedere i ricci che si ammosciavano appesantiti dal colore. Contemporaneamente, un’amica ha cominciato a parlarmi di Capelli di Fata e di questo famigerato hennè.

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A distanza di un anno e mezzo non posso assolutamente dire di essermi fatta chissà che cultura sull’argomento, però qualcosa ho capito.

  1. L’hennè vero e proprio si chiama Lawsonia Inermis, il resto sono erbe tintorie.
  2. Esistono diversi tipi di hennè, ma su di me tirano fuori l’arancione pel di carota, meglio noto come arancione ANAS. Da quel che so, stratificandolo e mischiandolo ad altri prodotti si possono ottenere tonalità più fredde, ma a me non serve perché effettuo sempre il doppio passaggio. Ne ho provati tanti e per ora quelli che mi soddisfano maggiormente sono: Zarqa, Tazarine, MDH e, sorpresona, Shiraz (rosso tramonto). Ho provato anche questo mix di Janas e un altro loro hennè rosso freddo, ma non mi hanno convinta.
  3. Il doppio passaggio è quasi sempre necessario per coprire i grigi. Il che implica altre ore di posa e non è l’ideale per chi non ha molto tempo. Sicuramente in questo senso le tinte chimiche sono più vantaggiose.
  4. Anche per il doppio passaggio ho provato diversi mix e prodotti. Ho cominciato con l’Indigo di Janas, ma l’ho trovato sabbioso; poi sono passata al Katam di Phitofilos, decisamente migliore in consistenza ma non mi ha convinta sul colore. Li ho anche usati insieme, a costo di finirli.
  5. La rivelazione è stata l’Indigo Puro di Khadì. Credo che non lo lascerò mai. Mi raccomando, non il nero semplice ma PURE Indigo. Scurisce tantissimo, mi ha risolto il problema di dover ripetere il secondo passaggio due volte perché con le altre erbe restavano spiccati riflessi arancioni in giro. Adesso sono MORA, per davvero. Senza contare che mi ha uniformato il colore di capelli, prima molto più chiaro, ramato e con residui di rosso Lime Crime ormai sbiadito su alcune ciocche (d’estate mi diverto a fare ste cose…).
  6. Anche l’hennè e le erbette seccano i capelli, ma molto dipende dalla marca e dalla qualità delle polveri, almeno nel mio caso. Di conseguenza consiglio qualche impacco idratante, di tanto in tanto. Io mi trovo bene con le maschere Omia, in particolare quella all’aloe, che mi lascia i capelli molto morbidi.
  7. In ultimo, a proposito di impacchi, non posso non nominare la Cassia Obovata. Fra una hennata e l’altra, ogni tanto, mi piace usare la cassia da sola per rinforzare e “rinfoltire” la chioma. Uso le virgolette perchè semplicemente si ispessiscono i capelli, non è che triplicano magicamente. Non mi ha mai dato riflessi strani e non la utilizzo nei mix perché non vorrei diluisse troppo i colori. Prima della cassia vera e propria, ho usato questo hennè neutro Shiraz che mi ha regalato ugualmente ottimi risultati.
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Tirando le somme, da un anno e mezzo sono molto più contenta dello stato di salute della mia chioma.
Significa che le tinte chimiche sono il male assoluto e vanno demonizzate? Assolutamente no. Anzi, a volte potrebbero essere d’aiuto a persone che magari hanno particolari allergie a particolari piante (per esempio, al di là dei capelli, per me betulle e cipressi sono vietati). A ciascuno il suo.

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Voi che prodotti usate? Con quali vi siete trovati proprio male? E quali non avete proprio intenzione di abbandonare? Avete qualche suggerimento?
Fatemi sapere!

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