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Perché voglio incendiare Upwork e forse anche i suoi simili.
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CHIT CHAT

Perché voglio incendiare Upwork e forse anche i suoi simili.

Salve a tutti.
Oggi (dove per “oggi” intendo dicembre 2018) non ho intenzione di recensire prodotti cosmetici. È incredibile, me ne rendo conto. Poco fa, navigando su Reddit per scovare sconti, mi sono imbattuta nella questione relativa ad Upwork, un sito a cui mi sono iscritta tanto, tanto tempo fa.
Cos’è? Come funziona? Perché fa schifo?

Non mi addentrerò nei cavilli di fisco, regolamenti e quant’altro, per quello c’è la loro sezione FAQ.
Upwork, detta in parole molto povere, è una delle varie piattaforme di marketplace più utilizzate per offrire e cercare lavoro.
L’iscrizione al sito è gratuita (mi verrebbe da dire “per fortuna”): si crea un profilo, un portfolio, e poi si comincia la ricerca. Ovviamente io parlerò dal punto di vista del freelancer. E ovviamente non è detto che la mia esperienza debba essere per forza identica a quelle altrui. Ad esempio, se non vado errata, i grafici spesso ne parlano bene perché trovano lavori appaganti e riescono a mantenere rapporti a lungo termine con i committenti.

Nel settore delle traduzioni… tutt’altra storia, direi.
Di candidature ne ho inviate tante, perché per la legge dei grandi numeri… Macchè, rispondono in pochi e sono anche pretenziosi. La prima cosa che ho notato, a suo tempo, è stata la superficialità con cui veniamo trattati “noi” del settore.
Tradurre comporta tanti sforzi, è un lavoro faticoso, eppure viene percepito come una cosa da niente. Qualsiasi attività che richieda prevalentemente un impegno mentale, più che fisico, è automaticamente più semplice e fattibile. Bah.
Che poi avrei da ridire anche su questo, mi sa che la figura del traduttore è stata un po’ troppo idealizzata.

– Senti, come si dice questo in questa lingua?
– Cazzo ne so, mica ho scritto “dizionario monolingua” in fronte.

D’altronde, Che ci vuole a tradurre 50 pagine?
Beh, per esempio dipende dall’argomento trattato: va da sé che 50 pagine di filosofia non sono equiparabili a 50 pagine di Cappuccetto Rosso.
Ho sempre avuto l’impressione che i miei potenziali futuri clienti non si rendessero conto delle fesserie che sparavano. Perché viceversa, allora sono stronzi e sperano di approfittarsene.
E qui arriviamo a un altro discorso importante: i soldi.
Basta girare un po’ su Internet per farsi un’idea. Magari all’inizio ci sarà una certa elasticità da entrambe le parti, però uno si fa un’idea.

E invece no! Perché su Upwork parliamo di aste a ribasso, cioè prendono chi si fa pagare meno. Ora mi direte che è normale, soprattutto se si tratta di un privato che, grazie al cielo, non si fida dei traduttori online. E invece no!
Mi sono state fatte tante proposte di traduzione a 0,01€ a parola. Lo scrivo per intero di modo che si capisca. UN CENTESIMO. Ma che roba è?!
Voi andreste a fare un lavoro che vi prende tempo ed energie per farvi pagare 3 euro l’ora, nel migliore dei casi? Siamo sinceri, suvvia.
Non è che si pretenda di fare i miliardi con poco, ma nemmeno bisogna farsi prendere per il culo*.
Purtroppo, però, c’è chi delle prese per il culo* si accontenta. Già sento le voci: “Vorrei vedere se non avessi di che campare, ti adatteresti anche tu!”. Sebbene capisca questo punto di vista, entro certi limiti, non lo condivido affatto. Chi accetta di sottostare a queste prese per il culo*, rovina il mercato.

*L’ho scritto tre volte perché volevo essere incisiva.

Nemmeno le agenzie di traduzione pagano così poco, o forse sì ma non voglio nemmeno saperlo, mi cadono le braccia solo al pensiero.
In questo sistema, il traduttore bravo viene penalizzato perché è visto come uno che si fa pagare troppo per il lavoro che svolge. Vi dirò di più, è una concezione, questa, che esiste proprio a priori. C’è gente che mi ha detto senza mezzi termini che i traduttori non servono, che ormai l’inglese lo sanno tutti (parliamone, che mi diverto un po’), che adesso fanno tutto le macchine quindi è un’attività destinata a morire (parliamo anche di questo, dai!) e che nella vita bisogna saper fare un po’ tutti i lavori ché non si sa mai. Rileggo queste frasi e resto basita, specialmente perché tali constatazioni arrivano da gente che fa parte di un settore a mio avviso altrettanto difficile: quello artistico.
Tornando a noi, i committenti sono sempre sicuri che il traduttore da un 0,01€ sia capace come quello da 0,10€? Oppure facciamo come la borsa originale di Chanel e quella tarocca delle bancarelle? Per carità, è vero che a volte ti compri il mascara low cost a 3€ e ti dà risultati più soddisfacenti di quello high end che costa 10 volte tanto. Però è anche vero che qui parliamo di cose diverse e faccio fatica a comprendere il motivo per cui si debba arrivare a svalutarsi così. Tradurre 1 pagina a 0,01€ con una media di 250 parole a pagina, significa guadagnare 2,5€ quando normalmente si potrebbe arrivare a 20, se non oltre. Senza tener conto del tempo impiegato, dell’argomento trattato, e così via.
Insomma, 0,01€ a parola significa che mi stanno chiedendo una traduzione cessaSono troppo orgogliosa per abbassarmi a tanto.
Chi meno spende, più spende, si dice. Un fondo di verità ci sarà pure…

In ultimo, voglio dire che Upwork vi blocca l’account se non siete “attivi” per un tot di tempo, lavorativamente parlando.
C’è solo un problema: se tu fai proposte e non le accettano (fondamentalmente perché ai loro occhi chiedi troppo), è ovvio che non lavori. E quindi che non sei attivo. Allora mi domando: con questo sistema inutile credono di dare una mano ai freelancer in cerca di opportunità? Ma che davero?

Se avete letto fin qui e avete qualche consiglio valido, sono tutta orecchie.
Se mi assumete, pure. Ma davvero, non come quelli che promettono mari e monti e poi ti usano per dare lavoro alle tue conoscenze. La ruota gira, attenti.
Se volete esprimere malcontento, fatelo, magari senza insultarmi. Sono aperta al dialogo, viceversa vi brucio i commenti. Sempre con affetto e simpatia.

Qui trovate un articolo sull’argomento, scritto decisamente meglio rispetto al mio.

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